Urlo sempre

 

Una mamma che urla sempre, è possibile?

È possibile sì. Ecco che cosa mi ha scritto una mamma dopo un incontro: urlo sempre con i miei figli e so che non è giusto. Sarà che il mio tono di voce è alto, sarà che la casa è grande, sarà che loro, quando parlo io, proprio non ci sentono. Mi sfidano costantemente, fanno domande stupide per farmi reagire, sembra quasi che lo facciamo apposta e – se io rispondo una cosa – loro sostengono o fanno il contrario, allora mi infiammo e, a volte, esagero e dico e faccio cose che veramente non dovrei.

Eppure sono tutta per loro e per mio marito, ho lasciato il lavoro per fare la sposa e la mamma, li amo grandissimamente, dedico tutta la mia giornata ai loro bisogni e alle loro necessità, sono sempre presente! Tengo la casa perfettamente pulita, preparo i pasti molto accuratamente, ognuno veste con abiti ben puliti e stirati.

Alla fine quella che ci sta più male sono io perché li amo moltissimo e farei qualsiasi cosa per loro, per il loro bene… Forse il Signore avrà pietà di me e mi farà perdere la voce per un po’.

 

Perché succede questo, lei non vorrebbe?

Perché è una donna intraprendente, capace, dinamica; ma anche (in questo momento) in ansia, e preoccupata. Perché ha instaurato un “atteggiamento educativo” (educativo?) per il quale, quando deve dire qualcosa ai figli, quella e la modalità unica possibile. Perché è in casa sempre e tutti si rivolgono a lei per qualsiasi cosa: lo studio, il mangiare, il vestire, i giochi, i permessi. Sempre: Mamma posso?, tutto il giorno: Posso? E lei a dire di no…Per qualsiasi cosa: Mamma… mamma… mamma.

 

Ma potrebbe fare diversamente?

Ci ha provato, più volte, ma il risultato? Zero! Ha provato a rivolgersi ai figli con gentilezza, ma loro sono totalmente sordi perché hanno imparato che… finché la mamma non si arrabbia, non è pericolosa. Ha provato a smettere più e più volte; ma non ce la fa. A nulla sono valsi i suoi ragionamenti a freddo, le promesse che ha fatto a se stessa e al marito.

 

Il marito, certo! Lui può esserle di aiuto?

   Il papà di questo tre bei “diavoletti” è un tipo pacifico, riesce anche a leggere il giornale seduto sul divano, mentre in casa infuria la bufera. Lui è capace di parlare tranquillamente con i figli. Sa addirittura a esser ironico, quel tanto che basta per ”smontare” le loro provocazioni. Riesce anche a farsi ubbidire. E lei lo ammira, lo ama questo marito capace e buono… ma arriva anche a odiarlo perché lo sente diverso da lei.

 

Abbiamo descritto una bella situazione negativa… vogliamo ora parlare in positivo?

Partiamo dall’ultima considerazione per dire che è una fortuna per la moglie e per i figli avere un marito e un papà calmo, sereno e addirittura capace di riderci sopra. Forse per capire questa fortuna bisogna tornare all’innamoramento tra questi due, per dire che si sono amati a prima vista perché eravamo diversi; perché lui trovava in lei tutto quello che gli mancava per essere completo e lei altrettanto. E sono tuttora innamorati proprio perché sono ancora diversi e si completano a vicenda.

 

Serve quindi apprezzare il marito nel suo ruolo di paciere?

   In effetti sì, questa mamma farebbe un errore ancora più grave se si ponesse contro il marito, se ne minasse l’autorevolezza e soprattutto se lottasse contro quel suo senso pratico, contro quel suo sorriso sornione che talvolta fa scemare le tensioni in un baleno.

 

Che cosa può cambiare in casa?

   Non servono discorsi e prediche ai figli, ma modifiche del comportamento materno. Serve non “abboccare all’amo” delle sfide, non reagire quando i figli lo fanno apposta e … tacere. Semplicemente tacere. Capiranno da soli che la mamma non ci casca più, che è diventata saggia. Magari interverrà il papà, anche lui educatore dei figli (o no?) lasciamoglielo fare. In poche parole questa signora, quando si sente provocare, dovrebbe contare fino a 10 (o fino a 100) prima di dire qualsiasi cosa e prima di rispondere.

Serve astenersi dal dare ordini se non è perfettamente certa che si farà ubbidire senza alzare la voce senza minacciare castighi (ma sono cose che abbiamo dette e ridette in molte altre occasioni).

E poi, anziché la casa in perfetto ordine, i pranzi succulenti, gli abiti stirati, loro (figli e marito) vorrebbero una mamma che ride, gioca, scherza; una mamma allegra, simpatica, sorridente, socievole; una mamma che faccia le battute sulle loro stupidaggini; una mamma che sappia sdrammatizzare e non fare di tutto una questione di principio. La frase finale della sua lettera: Forse il Signore mi farà perdere la voce… per un po’ dimostra che è capace di autoironia.  

 

Le sarebbe utile uscire… qualche volta?

   È urgente per questa signora, “uscire subito” dallo stereotipo della mamma-sposa che si sacrifica; poi le serve trovare uno spazio suo, per fare, in casa e fuori casa, le cose che farebbe per puro piacere, per diletto, gratis; deve aderire a un’iniziativa di volontariato o di servizio agli altri che la gratifichi anche al di fuori della famiglia per sentirsi utile (anzi indispensabile), anche in società. Deve godersi una “vacanza” ogni settimana, (almeno di un paio d’ore) dal lavoro di cuoca, infermiera, maestra del doposcuola, guardarobiera, donna delle pulizie, ecc. e – soprattutto – dalle sue grida perché anche le sue orecchie non ne possono più.

È possibile che così riesca a cambiare per se medesima per suo marito che ama immensamente e per i suoi tre stupendi figli che ama ancora di più…(ma è possibile amare più di immensamente?).

 

Ma ci sono anche insegnanti che sempre gridano… non solo per mantenere la disciplina, ma anche nel normale svolgimento delle lezioni?

E non sono certamente quelli che riescono più facilmente a farsi ubbidire… parlare a voce bassa dimostra autorevolezza e capacità di farsi ascoltare.