Urla, pianti, strilli, capricci a non finire… anche in pubblico

 

Urla, pianti, capricci, lagne … a non finire…; un bel ”no” ogni volta che si chiede qualcosa. È questo il principale modo di comunicazione dei nostri bambini? Se sì, Perché?

Perché hanno imparato un poco alla volta che così facendo ottengono quello che vogliono! È in base alle nostre reazioni che loro capiscono che buttarsi per terra, scalciare, frignare, urlare è “il modo” per avere ciò che desiderano. E non solo in casa, anche in pubblico! Un bel pianto o una parolaccia per strada, al supermercato, sull’autobus ci mettono in imbarazzo; sono cose  difficili da sopportare. Un figlio che impone agli astanti innocenti il proprio comportamento inopportuno; le persone che intorno a noi sono infastidite, che attendono il nostro intervento e noi… che non sappiamo che cosa fare. Loro certo lo sanno e ce lo dicono anche; loro sì saprebbero gestire la situazione (i  più bravi sono quelli che di figli non ne hanno); Ma noi no! Noi semplicemente ripetiamoci, questa frase: “Non conosco queste persone; non devo fare quello che loro si aspettano da me, non è quello il mio dovere”… e comportiamoci esattamente come riteniamo giusto per l’educazione di nostro figlio. Basteranno due o tre esperienze negative per estinguere il comportamento indesiderato. Se invece avremo raccolto la provocazione del figlio e lo avremo accontentato, la modalità si rinforzerà e tenderà a ripetersi non solo in situazioni uguali ma anche in quelle simili od analoghe.

Se non lo abbiamo ancora fatto, applichiamo il suggerimento della Pedagogia Positiva che dice di stabilire “prima” poche, ma ben chiare, “regole di famiglia” che  saranno sempre rispettate e che nessun pianto, capriccio, o brontolamento potranno ottenere che vengano trascurate. Su queste “regole” non serve reagire violentemente, urlare di più, castigare, tanto meno sculacciare o picchiare, occorre solo esser fermi e mai o poi mai cedere. Molto spesso le regole impongono che i primi ad ubbidire siamo noi medesimi. Ad esempio: si stabilisce che al supermercato si compra solo quello che è scritto sulla lista ed il mio bambino vuole una stecca di cioccolato non prevista negli acquisti… chi deve ubbidire? Chi deve rispettare il divieto? Io o lui? Farà i capricci, piangerà, frignerà, urlerà; ma noi il cioccolato non lo compreremo! L’importante è che da subito percepisca che con quel tipo di comportamenti non si ottiene nulla. Proverà in altri modi – più accettabili – ed imparerà che questi convengono.

Stabilite e fatte rispettare le regole di famiglia per le altre cose che non sono definite tali, saremo, invece, molto disponibili.