Gelosia tra fratelli

  

Esiste la gelosia tra fratelli? E se c’è, bisogna preoccuparsene?

Sono le domande che un genitore si pone quando nasce il secondo figlio. Voglio iniziare ricordando un piccolo fatto. Durante la pausa di un incontro, si avvicina un papà e mi chiede se è possibile che la sua bambina di 5 anni non sia gelosa del fratellino che ora ha circa un anno. Rispondo che è possibile, ma che sarebbe del tutto normale se lo fosse. Il genitore, rassicurato dalla risposta mi racconta che talvolta lei lo caccia via malamente, soprattutto quando prende cose sue.

Questo bravo papà assume spontaneamente il tipico atteggiamento di chi, ammalato di perfezionismo, non vorrebbe dei figli gelosi, ma così non è. Se affermare che tutti i bambini sono gelosi dei fratelli è eccessivo, dire che la gelosia è del tutto normale è corretto.

 

Ma cosa dobbiamo fare per evitare che si trasformi in rancore o diffidenza? Sono sentimenti che possono durare una vita intera…

Il pericolo è reale. Talvolta da persone adulte sento dire: Io e mio fratello non siamo mai andati d’accordo, ma questo non significa che io ne sia geloso. Non è quasi mai vero, in molti casi ci sono comportamenti grandemente condizionati dal risentimento verso i fratelli. La persona appena citata continua nel ricordo: Quando l’estate andavamo al mare il papà e la mamma stavano davanti ed io comodo come un pascià sul sedile posteriore tutto per me, accuratamente attrezzato come un lettino. Poi é arrivato “l’invasore” e addio lettino! Lo spazio a nostra disposizione è stato ripartito in tre parti. La mia, la sua e in mezzo una striscia di terra di nessuno che non andava occupata. Lui, però, entrava anche nel mio ormai ridotto territorio, allora io urlavo che aveva passato la riga, ma alla fine era sempre il poverino e piccolino che veniva preso in braccio dalla mamma, cosa a me assolutamente vietata.

 

Ci sono genitori che anche per ciò che riguarda la gelosia adottano comportamenti da pedagogia negativa?

Ci sono. E la prima cosa da evitare, è l’affermazione: Geloso? Assolutamente no, loro si adorano, perché sappiamo che non è vera, poco o tanto ogni figlio soffre quando deve dividere l’affetto e le coccole dei genitori. Negare l’evidenza produce danni. Contemporaneamente è da evitare anche l’attribuzione di ogni piccolo bisticcio tra fratelli alla gelosia: comportamenti litigiosi normali sono fanno parte del “vivere insieme” anche di amici, coetanei, ecc.

E non è solo il maggiore a essere geloso del fratello, avviene anche il contrario. Talvolta il piccolo diventa autenticamente un tiranno frignando e urlando ogni volta che prestiamo attenzioni al primogenito, disturbandolo quando studia e quando gioca, volendo tutto per lui e distruggendo, appena lo raggiunge, quel che non gli era stato lasciato. Questo comportamento si consolida se noi ci intromettiamo affinché gli si lasci fare quel che vuole, perché è piccolo. Comportamento educativamente sbagliato nei riguardi di ambedue i figli.

La seconda idea negativa può essere quella di voler dare lo stesso a ogni figlio. I due, o i tre, non hanno affatto bisogno di uguali prestazioni. Se la sorella più grande va alla scuola e ha bisogno di oggetti suoi, quali quaderni, penne, matite colorate sarebbe un errore pensare di risolvere i conflitti dotando il secondogenito di altrettanta cancelleria scolastica.

Infine non dimentichiamo che ogni figlio è unico e irrepetibile che ognuno ha sue caratteristiche, suoi talenti, suoi modi d’essere. I riferimenti al fratello che si comporta sempre bene, che è ben educato, che studia, e le affermazioni del tipo: Tua sorella è così tranquilla, ordinata e obbediente… impara da lei! sono pedagogicamente controproducenti.

 

E quali idee ci fornisce la pedagogia positiva?

La pedagogia preventiva dovrebbe farci arrivare alla conclusione che il piccolino non ha aspettative circa quel che gli si deve in quanto a cure e a interventi dei familiari. Pertanto potremmo decidere di non dedicare tutto il tempo al neonato, di non tenerlo costantemente in braccio, di non essere solo e totalmente per lui impegnandoci invece a non ridurre le attenzioni per il maggiore, sapendo che spontaneamente e in buona fede saremo orientati a rivolgerci al minore.

La seconda convinzione che possiamo far nostra riguarda il fatto che i bisticci tra fratelli non sono necessariamente distruttivi, servono a confrontarsi e a imparare a trovare una mediazione tra punti di vista diversi, perciò accettiamolo e lasciamoli litigare. Può essere, dunque, opportuno impegnarci a intrometterci il meno possibile e solo quando il litigio può diventare pericoloso.

Ti racconto questa esperienza documentata. I due stanno suonandosele di santa ragione nella cameretta, la mamma non sa che fare.  Dice ai bambini che deve uscire a prendere il pane e che tornerà dopo 10 minuti. Si ferma ad ascoltare fuori dalla porta. Il conflitto è cessato.

 

E se non si rispettano e litigano continuamente? Se si picchiano fino a diventare pericolosi? Interveniamo o no?

Se riteniamo necessaria la nostra iniziativa, interveniamo spronandoli a capire le ragioni dell’altro, alla ricerca di una soluzione che accontenti ambedue. Interveniamo sdrammatizzando, magari, indirizzandoli verso attività gradite, alternative al litigio. Se ad esempio propongo ai due litiganti di andare in giardino e iniziare la costruzione della tanto desiderata casa sull’albero, la contesa continuerà? Interveniamo chiedendo il “rispetto delle regole di famiglia” che avremo precedentemente fissato e concordato con i figli e sulle quali mamma e papà sono assolutamente concordi. Interveniamo quando lo scontro diventa fisico e separiamoli con decisione, dichiarando che non ci importa chi ha torto o chi ha ragione e nemmeno che ha cominciato, cosa che non ci interessa mai e diciamo chiaramente che in questa famiglia nessuno ricorre alla violenza per far valere le proprie ragioni. Quello che vivono in famiglia in questo caso è determinante. Ciò detto si stabilisca subito la relativa regola che dice: In questa casa non ci si picchia e non si ammettano trasgressioni.

 

Che dire infine ai docenti?

Nulla di più di quanto detto sopra.