Ce l’ha con me!

 

Certo non tutti riceveranno pagelle disastrose; ma capita, che fare?

Magari potessi dare, in poche parole, la soluzione al problema! Come tutti sanno, i risultati positivi o negativi delle attività intraprese dagli uomini dipendono da un numero così grande di fattori concatenati che le risposte alle difficoltà, agli insuccessi, ai risultati scadenti sono veramente difficili da trovare e questo vale anche per gli insuccessi scolastici.

Ma tentiamo di dare alcune indicazioni.

 

La prima?

La prima ci dice che “una brutta pagella non dovrebbe essere una sorpresa”. Se, infatti, i genitori hanno partecipato alla “vita scolastica” del loro figlio, andando regolarmente alle assemblee di classe, ai colloqui e prestando attenzione ai voti ricevuti nei compiti scritti e nelle interrogazioni, non possono non essere consapevoli della situazione. E se ha presentato delle difficoltà già hanno parlato con gli insegnanti per elaborare “insieme” (insieme!) un piano di recupero.

 

Se invece è una sorpresa?

Ecco la nostra seconda indicazione: Si può rimediare!

 

Si può rimediare?

Si può lavorare sapendo che il compito non è facile.

 

Come?

Siamo alla terza proposta positiva secondo la quale dobbiamo più che preoccuparci quando arriva la pagella, “occuparci” dei figli sempre: a) non affatto nel senso che dobbiamo stare lì appiccicati quando fanno i compiti o che dobbiamo studiare noi per loro, quando perché l’organizzazione della vita familiare deve prevedere precisi momenti per lo studio e per i compiti; b) ma non solo, i rapporti tra scuola e famiglia sono imperdibili occasioni per parlare con gli insegnanti, per concordare l’istruzione e l’educazione dei nostri figli/alunni; quindi bando alle arcinote scuse del non ho tempo, io lavoro, tanto hanno sempre ragione loro… ecc.; scuse che servono a noi per nascondere il nostro scarso impegno nella partecipazione all’educazione scolastica dei nostri figli.

 

Va bene ci impegniamo; ma, quando arriverà la pagella che fare davanti a taluni quattro o cinque?

Io penso che questa pagella sia accompagnata (prima o dopo la consegna) di un colloquio al quale i professori invitano i genitori, ebbene questa è la prima e principale opportunità per concordare un percorso comune tra scuola e famiglia.

Avute le informazioni dalla scuola, una volta a casa parleremo con nostro figlio/a per “capire” di che cosa ha bisogno.

Ha bisogno di impegnarsi di più? Ebbene aspettiamo da lui/lei stesso/a concrete proposte per rimediare. Ho detto concrete quindi non va bene una frase del tipo: Non preoccuparti mamma, studierò di più; occorrono seri impegni definiti anche temporalmente per cui la frase giusta può essere la seguente: Siccome ho lezione di latino il mercoledì e il venerdì mattina il mio studio pomeridiano nei due giorni precedenti aumenta di un’ora.

Ha bisogno di “imparare a studiare”, ebbene gli insegniamogli delle tecniche che lo aiutino nello scopo, del tipo:

– leggi con attenzione tutto il paragrafo che devi studiare,

– ripetilo a libro chiuso,

– rileggi il capitolo e segnati le cose veramente importati che non hai riferito nella ripetizione e che invece non puoi tralasciare,

– ripetilo per l’ultima volta,

– procedi con gli altri paragrafi e poi riposati per riprendere lo studio dopo il piccolo break.

Gli insegnanti ci hanno detto che deve essere aiutato/a nei compiti, ebbene, aiutiamolo/a senza farglieli noi, ma cercando di essergli/le vicino, quasi sempre basta farlo/a studiare con la vigilanza di un adulto che, se non ne è capace; troverà chi lo può sostituire.

Abbiamo, invece, capito che non vuole impegnarsi, ebbene un castigo può esser utile, limitandolo/a nelle uscite, nelle tv, nel pc, nell’uso del motorino, ecc.

 

Ma, se la mamma (o il papà) si arrabbiasse davvero, farebbe male?

La mamma è arrabbiata per i cattivi voti! Ebbene è giusto che lo sia e lo deve dire e dimostrare. Un’assenza di reazioni, una accondiscendenza del tipo: E va be’… anch’io… o peggio la colpevolizzazione della scuola, producono effetti irrecuperabili; ma – dopo essersi arrabbiata – ritorni alle nostre precedenti indicazioni positive, partendo dalla prima.

Concludo dicendo che prima o poi a tutti capita un figlio che ha difficoltà a scuola, magari il primogenito o il secondo o il terzo o il nipotino, accettiamole contemporaneamente impegnandoci ad aiutarlo.