Il figlio padrone

 

I genitori sono ancora per i figli un solido punto di riferimento, indubbiamente; ma anche una osservazione superficiale rileva la presenza di una nutrita schiera di “figli padroni”; padroni certo delle nuove tecnologie informatiche di comunicazione (e desta preoccupazione la grande anomia con cui possono fruirne), ma purtroppo padroni anche per quel che riguarda la “prepotenza” che talora manifestano fra le mura domestiche. Padroni addirittura dei genitori, troppo impegnati per il lavoro, troppo stanchi quando tornano a casa, accomodanti fino all’indifferenza, incapaci di stabilire regole e di farle rispettare. Genitori spaventati dalle reazioni aggressive dei figli per cui li lasciano fare e li accontentano in tutto e per tutto. Ad esempio, se il bimbo vuole il gelato il genitore, per evitare capricci ingestibili, glielo compra subito (se poi non gli piace, ne prende un altro e si mangia lui il primo); basta vedere i giocattoli: ce n’è una montagna in casa, ma lui vuole la nuova trottolina (il fidget spinner) che costituisce la “moda” dell’estate 2017. Come si può non comprargliela? Ce l’hanno tutti! Padroni anche delle tecnologie si diceva che sanno usare con particolare abilità; ma che soffocano il dialogo tra i genitori e i figli, gli uni e gli altri zittiti dai telefonini sempre all’orecchio, dalla TV sempre accesa anche durante i pasti, dalla playstation, computer, ipod, tablet, smartphone, whatsapp, ecc. che li mantengono sempre connessi con il mondo intero, ma disconnessi dalle persone a loro più vicine. Sono situazioni su cui bisogna riflettere per farsi delle idee chiare circa l’educazione dei figli, circa che cosa è da inibire e che cosa è da incentivare. E questo è “fare pedagogia” anche in casa,  analizzando i comportamenti, definendone dinamiche e aspetti per fronteggiarli con consapevolezza, valorizzando quelli buoni e mettendo in guardia contro quelli che si presentano come potenzialmente dannosi. Alla fine di questo discorso è possibile una visione positiva se ci rendiamo conto che per affrontare al meglio il problema è necessario “restituire centralità al ruolo pedagogico della famiglia”; che per essere buoni educatori occorre essere “anticonformisti” rispetto a quello che sembrano fare i più; che la nostra famiglia vuole e deve essere “alternativa” rispetto all’andazzo di tutti. Una famiglia “diversa” dal punto di vista educativo investe molto in educazione (tempo, intelligenza, volontà, capacità, denaro anche); è disponibile all’ascolto (spegnendo cellulari, TV e quant’altro); stabilisce regole cui seguono dei sì e dei no coerenti alla loro applicazione; presenta “modelli credibili” in ogni ora del giorno e della notte, per 365 giorni all’anno; potenzia i lati positivi, prima coll’esempio, poi trasmettendo entusiasmo ai figli. Una famiglia che ha valori che riescono ad andare al di là del tran tran quotidiano prospettandosi tali valori, come ideali da perseguirsi perché in essi crediamo.