Comincia a camminare

 

Papà e mamma non sanno proprio che cosa fare… il loro bimbetto ora cammina… non in piedi, ma gattonando sul pavimento… va dappertutto, è velocissimo e combina guai…

Momento unico e bellissimo! Capita una sola volta nella vita di imparare a muoversi nell’ambiente e ogni bambino lo fa a modo suo: chi va avanti, chi si spinge indietro, chi striscia, chi rotola, chi si alza e va. Però… Non esiste cassetto che non tiri verso di sé (magari sopra di lui con rischio di farsi cadere il contenuto in testa), od oggetto conquistato con movimento che non si metta in bocca. Gira carponi lungo la casa e i neogenitori scoprono l’innumerevole quantità di pericoli che un semplice, moderno appartamento presenta. Le tovaglie dei tavoli per esempio, ottimo oggetto di gioco, si tirano e… tutto finisce sul pavimento con un piacevolissimo frastuono di cose diversissime che precipitano: assolutamente invitante! Mamme e papà arrivano così alla sera esausti nel timore che possa farsi male, inghiottire qualcosa, cadere o sbattere la testa.

 

Che si può fare?

Diciamo subito che il bambino ha imparato a muoversi e ha un grande immenso desiderio di esplorare il mondo, non può dunque stare fermo! Vuole cercare, conoscere esplorare, toccare vedere, ecc. e per fare questo non solo si sposta, ma usa tutti e cinque i sensi. Durante il primo anno di vita la bocca è il principale strumento di apprendimento, direi quasi un laboratorio dove sperimentare il mondo; la bocca non serve solo per il senso del gusto che stabilisce se un oggetto è “buono o cattivo”, è il mezzo per valutare l’ambiente; con la bocca un bambino “capisce” gli oggetti… la loro forma, grandezza, durezza o resistenza, ecc.

Così come accade con il mettere in bocca le cose, il bambino piccolo sta costantemente conoscendo anche con il tatto; tocca per accertarsi se un oggetto è pesante o leggero, caldo o freddo, ruvido o liscio, tondo o spigoloso, ecc.

Poi l’udito, battendo o lanciando gli oggetti, rovesciando i cassetti o tirando le tovaglie quante sensazioni diverse; mentre con l’emissione e ripetizione dei suoni che sa pronunciare scopre che la voce è un mezzo importante di comunicazione.

Infine la vista, ampiamente sollecitata dai colori (e relativo pericolo di infilarsi gli oggetti negli occhi) e l’olfatto per gli odori (e il rischio di introdurre nel naso qualcosa di pericoloso).

 

Però è bene non limitarlo, per quanto possibile, cercando adeguate soluzioni? Quali?

Ci sono purtroppo genitori convinti (pedagogia negativa) che occorra subito insegnargli a stare fermo, a non toccare, a non muoversi, ecc., invece la prima affermazione che si può fare nell’ambito della pedagogia positiva è quella che “adattare l’appartamento al bambino può esser più facile ed educativamente più valido, che controllarlo o limitarlo”. Esistono strumenti appositi come paraspigoli, copripresa, bloccacassetti, fermatovaglie, copricavi, cancelletti per le scale, ecc. che sono di facile installazione e non costano molto. Il che non vuol dire affatto che occorre lasciargli fare quello che vuole, bensì che è bene concedergli il suo spazio vitale per fare le esperienze di cui ha bisogno.

La seconda è che è necessario prestare la massima attenzione agli oggetti che diamo per giocare, controllando che non ci siano parti che si possono staccare e di conseguenza possano essere ingerite (gli occhi posticci ad esempio sono un autentico pericolo); contemporaneamente verificando prima di darli che siano adatti alla sua età, che siano sicuri nei loro componenti, nei loro colori, nel materiale usato; insomma che portino il contrassegno CE (quello vero!) che garantisce il rispetto delle norme igienico-sanitarie nella produzione.

 

Quanti giocattoli sono necessari? Tanti?

Pochi! Nessuno nega che un bambino abbia bisogno di materiale per fare esperienza, ma non è educativo riempirlo di oggetti, quasi che “più ne ha, più gioca”; come non lo è rovesciargli davanti la cesta dei giocattoli dicendogli: Gioca. Semmai è al contrario opportuno darne in numero limitato aumentando di conseguenza i giochi (il gioco si fa da soli o con altre persone, senza o con pochissimo materiale, ne parleremo abbondantemente nel prossimo capitolo); il nostro bambino preferisce stare con mamma e/o con papà o con i fratellini, piuttosto che con oggetti più o meno simpatici. In ogni caso riduciamo i giocattoli anche portandone via alcuni, quando glieli ridaremo, risulteranno essere, per lui, nuovi.

 

Bisogna attrezzare una “stanza dei giochi” apposta per lui?

Tutte le esperienze in tal senso non hanno avuto successo e non solo perché preferisce giustamente giocare con noi; ma anche perché se gioca da solo, vuole stare dove siamo noi, perciò tutti i tentativi di creare la “stanza dei giochi” opportunamente attrezzata sono falliti. Vuole, addirittura, essere partecipe della vita familiare; non escludiamolo, dunque, dalle faccende domestiche quotidiane: lui vuole “vedere, imparare e fare” quello che facciamo noi; mentre la mamma lava i piatti, ad esempio, se ne può stare seduto sul seggiolone con una spazzola e alcune stoviglie di plastica in mano tutte per lui. Vuole sentire la nostra voce, il tono della medesima che comunica serenità, allegria, ma anche rimprovero quando è necessario. È importante parlargli sempre, non è vero che non capisce, è molto opportuno digli le cose che stiamo facendo o che abbiamo intenzione di fare, quelle che vanno bene e quelle che non vanno e per favore non con un linguaggio bamboleggiante, ma con le normali-corrette parole che noi usiamo tutti.

 

Che ne pensi dei cosiddetti “giochi educativi”?

Che sono giocattoli, né più né meno come gli altri, quasi mai mantengono le promesse che fanno e sono noiosi, talvolta inutili e qualche volta addirittura dannosi; si pensi a quel gioco-giocattolo (educativo, si fa per dire!) nel quale premendo il bue si sente pronunciare “Bi”o premendo la zanzara si sente la parola “Zeta”.

 

Molti ricorrono alla tivù per tenere occupati i bambini, è una buona scelta?

Penso che sia una pessima scelta… per mille ragioni; una scelta da evitare il più possibile.

 

E se poi si annoia?

Se ogni tanto si annoia non è proprio la fine del mondo. È anche così che scatta la sua creatività e inventa qualcosa di nuovo che magari a noi non piacerà, ma nuovo è.

 

Tra breve comincerà ad alzarsi da solo da terra e imparerà a camminare…

Si alzerà usando qualsiasi cosa gli stia vicino e si arrampicherà per esplorare ciò che sta in alto. Si eserciterà e sperimenterà il mondo che lo circonda, le sue capacità e i propri limiti: occorrerà perciò un ”controllo della situazione” per rendergli la casa ancora più sicura, in modo che lui possa muoversi senza pericoli e i genitori sentirsi più tranquilli. In questo modo svilupperà la sua abilità motoria e il senso dell’equilibrio che rappresentano poi la base di tutto quello che imparerà, magari anche in confronto con altri bambini se andrà al nido.