Continueranno a chiamarci papà e mamma

 

Tutti abbiamo un genitore maschio e un genitore femmina, li chiamiamo l’uno papà e l’altra mamma. C’è chi propone di chiamarli genitore 1 e genitore 2, la qual cosa susciterebbe un poco di ironia se non fosse che talune scuole lo stanno facendo. Niente paura, i nostri bambini continueranno a chiamarci “papà” e “mamma” e loro hanno ragione. Bravi i bambini, bravi! Per noi educatori solo tre considerazioni.

La prima: l’affermazione «Siamo nati tutti da un uomo e da una donna…», è indubbiamente vera. È un dato reale che nessuno può negare: ognuno di noi è originato da un uomo (maschio) e da una donna (femmina). La seconda: «La relazione affettiva tra un padre (uomo) e una madre (donna) è il contesto più adatto a garantire lo sviluppo armonico e completo dei figli». Qui mi limito a sottolineare che: “è il contesto più adatto”. Ci sono altre situazioni: – ragazze madri o padri single non sposati, e non conviventi; – vedovi o vedove con prole; – padri o madri già coniugati ora separati, cui sono affidati i figli; – genitori divorziati ora risposati, che hanno nella nuova famiglia i figli del precedente matrimonio; – conviventi etero-omosessuali che hanno con sé figli nati da precedenti relazioni ora finite; bambini che vivono con parenti e, purtroppo, bambini che vivono in comunità; ecc. Non è l’ideale, ma si può fare bene lo stesso.

La terza: «Noi vogliamo educarli a essere uomo (per i maschi) o donna (per le femmine)». Crescere – come propone qualcuno – i figli senza un’identità di genere, mi pare sia un autentico “orrore” pedagogico. La tesi sostenuta più o meno è la seguente: “Sappia che è maschio o femmina, ma non riveliamo al soggetto (non si può dire né lui né lei) se è uomo o donna. Sceglierà quando vorrà”. Della stessa serie di: “lasciamogli fare quello che vuole poi quando sarà grande deciderà”, ma nessun pedagogista oggi lo sostiene.

Noi affermiamo con chiarezza che vogliamo: a) educare i nostri neonati fin da subito a essere bambino o bambina, perché sono uomini o donne essendo nati con organi sessuali maschili o femminili e avendo naturalmente e spontaneamente caratteristiche psichiche concordi al loro sesso; b) valorizzare l’originalità di genere, allo scopo di rendere più efficace l’educazione che, a partire dal riconoscimento dell’identica dignità, trasmetta il senso della differenza fatta per la comunione, la complementarietà e il “completamento”; c) chiedere agli insegnanti che tengano conto delle specificità maschili e femminili in quanto siamo convinti che l’attenzione alla diversità uomo-donna favorisca l’apprendimento degli alunni, li aiuti a definire la loro identità, faciliti l’instaurarsi di corretti rapporti tra i sessi. Quanto sopra affinché siano domani “papà” e “mamme” dei loro figli e non certamente genitori con un numero appresso. Per le scuole infine, che sembrano non essere in grado di individuare i genitori degli allievi, perché non mantenere la vecchia, classica dicitura: “Firma del padre o della madre o di chi ne fa le veci”, acquisendo i dati della persona che firma come responsabile della frequenza, della condotta e del profitto dello studente? Ai genitori interessati propongo poi di depennare la dicitura Genitore 1 (o genitore 2) e di scrivere prima di firmare: La mamma (o madre) e il papà (o il padre).