I messaggi che trasmettiamo circa la fede (b)

 

1) È ricominciato in tutte le parrocchie, proprio in questi giorni, il nuovo anno dell’Iniziazione Cristiana dei Fanciulli e dei Ragazzi (ICFR)… secondo il progetto introdotto nell’agosto del 2003 da Mons. Giulio Sanguineti… ma c’è qualcosa di nuovo come dicevamo la settimana scorsa…

L’innovazione sta nel fatto che il cammino di educazione alla fede coinvolge anche i genitori. Papà, mamma ed il loro bambino iniziano o continuano il “percorso di educazione alla fede” che li porterà via a conoscere e a vivere meglio:

–  per i genitori la fede che credono e che vogliono trasmettere,

–  per i bimbi la fede alla quale vengono educati.

Un percorso che ha come prospettiva anche una condivisa preparazione ai sacramenti della Confessione e della Cresima, nonché un’altrettanta compartecipata preparazione alla Prima Comunione. Questo perché la catechesi non sia più ridotta a solo insegnamento, ma sia vita concretamente vissuta prima di tutto dai genitori, dagli educatori e da tutta la comunità cristiana.  Infatti, se è vero che non si può credere senza sapere è altrettanto vero che sapere non è credere.

 

2) La testimonianza di fede da parte dei genitori, quanto è importante?

Fino a poco tempo fa, si è seguita l’idea, profonda e ben radicata, secondo la quale per educare alla fede occorre intervenire sui bambini: mandarli a messa, portarli al catechismo (dove sono loro spiegati i principi della religione) dare buoni consigli, esigere comportamenti consoni a chi si dice cristiano, ecc., ecc.

 

3) Non va bene??

Tutto questo certo non è sbagliato; ma per garantire la trasmissione del “dono”, c’è preventivamente un’altra strada da percorrere: cambiare prima di tutto noi stessi, per cambiare quanto trasferiamo di nostro a loro. L’educazione non è fatta che in minima parte di azioni sugli allievi, è fatta in larghissima parte di interventi su di noi; ciò è maggiormente vero, quando si tratta di “comunicare la buona novella” che, prima di essere un insegnamento o un codice di comportamento, è una Persona: è Cristo. Servono infatti a poco o a nulla le nostre parole, le preghiere insegnate e recitate, i sermoni, le esortazioni e gli inviti come le imposizioni e gli ordini o gli elogi, i fai così o cosà… se manca l’autentica testimonianza di fede e di coerente comportamento da parte dell’educatore. Solo allora saranno validi anche gli indispensabili insegnamenti tradizionali. E’ questa la prospettiva del Nuovo Itinerario per l’Introduzione alla Vita Cristiana.

 

4) Per educare i bambini alla fede dobbiamo cambiare noi adulti??? Dobbiamo andare noi a cetechismo???  Ma qui si ribalta il mondo… tutti hanno sempre sostenuto che per educare i bambini si devono appunti fare interventi su di loro…, mandarli loro a catechismo. Non è più cosi???

Certo non è un cammino semplice in quanto non è facile superare l’usanza secondo la quale “loro” vanno al catechismo e noi siamo a posto. Infatti noi genitori delle nostre belle “comunità cristiane tradizionali”, abbiamo costruito nel tempo un nostro modo di pensare e vivere la fede e perciò ci sentiamo cristiani a tutti gli effetti e tali ci manifestiamo ai figli; ma in sostanza la nostra fede è rimasta piccola, al livello della fanciullezza e veramente ci troviamo in difficoltà a trasmettere quanto abbiamo ricevuto. Sappiamo che è un bene prezioso; vogliamo davvero comunicarlo ai figli; ma abbiamo reali, grosse difficoltà; perciò vogliamo tenacemente delegare e fatichiamo ad accettare l’idea che dobbiamo diventare protagonisti dell’educazione alla fede dei nostri bambini. La parole che troppe volte abbiamo detto sono: «Vai al catechismo, che alla tua età ci sono andato anch’io e ti fa bene». Ma oggi abbiamo intrapreso una nuova strada, quella del nuovo cammino di Iniziazione Cristiana dei Fanciulli e dei Ragazzi percorrendo la quale possiamo dire: «Inizia per te e per noi un cammino di fede, che bello!».

 

5) Ammettiamo pure di fare così, i “diretti interessati”, cioè i nostri figli, che ne pensano?

I nostri bambini sono veramente ammirati nel vedere che per la catechesi (cosa che non avviene neanche per la scuola!) addirittura il loro papà e la loro mamma sono seriamente impegnati a prepararsi. Si interessano – i nostri bambini – di che cosa abbiamo fatto durante gli incontri dei genitori, lo vogliono sapere; proprio perchè la fede è un “bene” che li attira molto e desiderano parteciparvi non da soli, ma con papà è mamma.

 

6) Esiste dunque una pedagogia positiva anche nell’ICFR

Ecco, questo è un bellissimo “messaggio” per la pedagogia positiva che non vuole “far camminare” i figli, ma camminare noi con loro; noi: guida autorevole e sicura, nella quale ripongono piena fiducia.

Così è stato nell’anno catechistico scorso; così sarà per il prossimo: i genitori dei bimbi, dei fanciulli e dei ragazzi – forse dapprima un po’ “costretti” – poi sempre più consapevoli seguono un loro specifico percorso di riflessione sulla fede e di educazione alla trasmissione della medesima.

 

7) Tutti convinti tutti contenti i genitori che finora vi hanno partecipato?

Tutti convinti? Forse lo si può affermare perché pochissimi hanno abbandonato le attività. Certo il punto d’arrivo non è uguale per ciascun genitore o ciascuna coppia, per il semplice fatto che le esperienze di vita ed i punti di partenza sono differenti, diversa è la quantità e la qualità della partecipazione, diverso l’impegno nel vagliare le proposte con la vita concreta di ognuno; ma tutti hanno ed avranno occasione di “riflettere” sulla propria fede e sulle possibilità di comunicarla.

 

8) E i bambini nel frattempo che fanno?

Mentre i genitori partecipano ai loro incontri, i figli hanno accesso a specifiche attività di formazione e di iniziazione alla vita cristiana, ovviamente adatte alla loro età e con la guida dei “tradizionali” catechisti.

 

9) Così, una volta iniziato… si continua

L’ICFR, così iniziata, gradualmente proseguirà e si estenderà di anno in anno finché il catechismo non sarà più solo dei bambini, ma dei genitori con i loro figli.

 

10) Vogliamo guardare anche alle difficoltà?

Certo non sono mancate e non mancano le difficoltà che sono state ben esposte ed analizzate nell’assemblea diocesana dei catechisti (8 settembre); ma l’emergenza pedagogica che stiamo vivendo richiede la volontà di continuare sulla strada intrapresa che è quella pedagogicamente corretta: rendere i genitori protagonisti dell’educazione dei figli, in tutti gli aspetti compreso quello vitale e determinante della fede.