Mamma, ma io sono buono o cattivo?

 

Quando nasce nel bambino “l’idea” che è buono o che non lo è?

Fino a tre anni circa, il nostro piccolo non pensa nulla di sé. Non sa né di essere buono, né di essere cattivo; né di essere bravo o incapace; simpatico o antipatico. Non si ritiene né bello, né brutto; né ubbidiente, né disubbidiente; né sincero, né bugiardo. A sei anni invece si è già formato un concetto di sé, già “pensa” tutte le cose che ho appena detto, e ciò determinerà in larga parte i suoi comportamenti per tutta la vita. La fase dell’infanzia dai 3 ai 6 anni è l’età fondamentale. Sono questi gli anni in cui si fissano le radici della propria personalità e, come sappiamo, le fondamenta condizionano tutto l’edificio che starà sopra. Certamente quando si dice che un bambino è già a sei anni quello che sarà da adulto (G. Doman), non si afferma che dopo i sei anni non c’è più nulla da fare. Si vuole provocatoriamente sottolineare che al termine dell’infanzia le basi della personalità sono fatte e il loro cambiamento sarà arduo e complesso, proprio come quando vogliamo modificare le fondamenta di una casa.

 

Ma da dove viene questa idea di sé che si acquisisce prima dei sei anni?

Indubbiamente, e in maniera decisiva anche se non esclusiva, è il mondo sociale, cioè la famiglia, la scuola e l’ambiente di vita, che – tramite messaggi positivi o negativi – generano una personalità con una visione positiva o negativa di se medesima.

 

Ci sono idee che non dobbiamo assolutamente trasmettere?

   Certo: Sei un incapace, disubbidisci sempre, hai sbagliato ancora, non ce la farai mai, stupido, arrangiati, non vali niente, e ancora: Non puoi avere amici, nessuno gioca con te, litighi sempre, sei permaloso, antipatico…; ma si può dire anche peggio: Ci fai sempre tribolare, cosa devo fare con te, finirai male o ladro o drogato…;  arrivando al pessimo: Maledetto il giorno che sei nato, ma chi ti ha voluto, sei al mondo per un errore di tuo padre… e andando sul tragico: La vita è uno schifo, va sempre più male, mi mancava solo un disgraziato come te!

Mi rendo conto di aver esagerato, ma forse qualcuna di queste frasi è uscita anche dalle nostre labbra e sono frasi pericolose.

 

Sono così pericolose? Talvolta si sentono…

Sono pericolosissime perché al momento della decisione nostro figlio non sarà invogliato alla scelta positiva: Perché io sono buono, bravo, intelligente, capace, onesto; ma alla scelta negativa: Perché tanto i miei pensano già male di me e quello che sto per fare me lo hanno già addossato più volte, dunque se l’aspettano, ben venga.

 

La pedagogia preventiva positiva…

La visione positiva ci chiede innanzitutto di cambiare noi stessi, di cambiare il nostro modo di pensare, per acquisire una visione del mondo, della vita, della storia decisamente diversa. È davvero ora che smettiamo di lamentarci e di piangerci addosso per cominciare a gustare e godere delle tante, tantissime cose belle che abbiamo. Non è vero che una volta si stava meglio, non è vero che il mondo va sempre peggio, non è vero che i politici sono tutti ladri, non è vero che i nostri figli vivranno in un mondo impossibile, non è vero.

È vero che stiamo trasmettendo questi nostri pregiudizi e che quindi cresciamo i nostri figli nella convinzione che stanno male e che vivono non nell’agio, come di fatto è, ma nel disagio che viene solitamente definito “disagio giovanile”.

 

Dobbiamo cambiare, dunque, il nostro modo di esser educatori?

Questa è indubbiamente l’occasione “per convertirci” alla pedagogia positiva, introducendo messaggi nuovi che favoriscano l’autostima e che sono esattamente il contrario di quelli detti sopra: Sei bravo, son sicuro che ce la farai, sei intelligente, ma come sei stato simpatico, ti vogliamo bene, che faremmo senza di te, sei prezioso in questa famiglia, se non ci fossi tu, e ancora: Noi siamo una bella famiglia, ci vogliamo bene, noi abbiamo la speranza, siamo certi che il bene è maggiore del male e che nella terza dimensione (la prima è quella nel grembo materno e la seconda la stiamo vivendo) saremo nella perfetta letizia e tutto sarà chiaro e lampante perché vivremo nella luce di Lui.

 

Ma allora niente rimproveri o castighi?

Indubbiamente sì ai giusti rimproveri, ma se lo rimprovero una volta, devo trovare il modo di lodarlo due volte, se gli dico che ha sbagliato per due volte, devo trovare motivi per dirgli che è bravo per ben quattro volte. Perciò sì anche ai giusti castighi per il mancato rispetto dei propri impegni, delle regole della famiglia o della scuola o della società, per la violazione di ordini o divieti; ma facciamo sempre attenzione a sottolineare con lo stesso zelo tutte le volte che gli ordini sono stati eseguiti, i divieti rispettarti, gli impegni onorati, i compiti svolti facendo del proprio meglio.

 

E agli insegnanti dei nostri bambini a proposito di autostima che cosa possiamo proporre?

In conclusione una nota per gli insegnanti, chiedendo che proprio loro assumano una visione positiva dei loro alunni, ma anche della scuola che non va così male come si vorrebbe far credere. Certo non è perfetta, è come la vita che perfetta non è, ma proprio per questo insegna a vivere.