Malattie da cattiva educazione

 

Che c’entra la pedagogia con la salute dei bambini? 

C’entra, perché una cattiva educazione può essere causa di malattie fisiche, psichiche o di relazione come: insonnia – enuresi – obesità, bulimia e anoressia – difficoltà scolastiche – incapacità ad amare e sindrome di Peter Pan; e poi…disagio giovanile, dipendenze, comportamenti a rischio, che non sono vere e proprie malattie, ma conducono alla malattia e talvolta anche alla morte.

 

Che cosa non va?

Schematizzando, pare a me, che le situazioni pedagogiche negative, favorevoli all’insorgere di malattie, si possano assommare in cinque grandi categorie: relazioni alla pari, relazioni morbide, relazioni autoritarie, relazioni trascurate, modelli negativi.

1) Le relazioni alla pari sono caratterizzate dal proporsi come “amici” dei figli. Viene a mancare così la presenza adulta nella vita dei figli che contemporaneamente sono deprivati del loro ruolo di bambini, ragazzi, adolescenti e talvolta finiscono per ammalarsi.

2) Nel caso di relazioni troppo morbide i problemi nascono da un eccesso di attenzioni e di cure.  I genitori sono totalmente disponibili, danno tutto. Ai figli non resta niente da fare perché sempre e ovunque provvedono papà e mamma.

3) Le relazioni autoritarie si basano sugli ordini, sui divieti, sulle punizioni. Questi genitori sgridano, castigano, minacciano e l’effetto di questi metodi pedagogici negativi sul benessere fisico, psichico, sociale e affettivo può essere deleterio.

4) Le relazioni trascurate caratterizzano i rapporti educativi laddove i genitori sono assenti, per vari motivi; ma anche talvolta perché papà e mamma sono sostenitori dell’idea che devono essere lasciati “liberi”, anche di sbagliare.

5) I modelli familiari negativi tipici dei genitori che a parole sono attenti ai figli, ma nei fatti, non si preoccupano delle sofferenze e dei cattivi esempi che danno.

 

La pedagogia preventiva positiva che dice?

Ai genitori di cui al punto 1) va detto che il rapporto educativo non è paritario, cioè i due soggetti sono diversi per età ruolo, compiti, esperienza, ecc. Dimenticare questo favorisce i disturbi che abbiamo elencato al principio. Ai secondi che le relazioni troppo morbide sono caratterizzate da un’educazione che c’è perché ai bambini non si fa mancare niente; ma non risponde alle loro esigenze profonde, non insegna a stare al mondo, non insegna cioè l’autonomia. Ai genitori autoritari che debbono uscire dalla logica delle proibizioni e dei castighi ed entrare in quella delle regole. Se la regola è chiara, se è stata capita, se tutti la seguono e se i genitori sono uniti nel rispettarla e farla rispettare, il bambino la accetta, l’acquisisce e in ultima analisi la vive come fattore di libertà, come territorio sicuro entro cui muoversi. Paradossalmente anche per la trascuratezza affettiva e educativa i disastri non cambiano. Se non hanno regole i bambini “sconfinano” sistematicamente e finiscono per ammalarsi.

Infine ai genitori della quinta categoria va detto che “l’apporto di padre e madre, nella loro complementarietà, ha un influsso decisivosulla vita dei figli” (Educare alla vita buona del Vangelo n. 27); sono quindi un “esempio” non importante o determinante, no! “decisivo!” e non per la loro educazione o formazione, addirittura per la “vita”; in ogni caso, sia che si tratti di genitori bravi, modelli nel bene, che incapaci, con idee sbagliate e non coerenti.

 

Una breve analisi di queste malattie…

Cominciamo con i disturbi del sonno: possono esser generati da una cattiva alimentazione, ma anche dalla mancanza di regole circa l’ora in cui il bimbo si corica o dal dormire nel lettone. Si può parlare poi dei bambini che fanno la pipì a letto. Si dice e giustamente che il fenomeno, escluse cause fisiche, è dovuto a carenza di affetto, a difficoltà di adattamento; ma è anche dovuto a eccesso di affetto; papà e mamma sono esageratamente accondiscendenti e il loro comportamento provoca atteggiamenti tirannici del bambino che così li domina e una minzione notturna può essere strumento per colpevolizzarli. La parola stessa incontinenza indica la mancanza di argini. I disturbi dell’alimentazione, poi, sono normalmente dovuti alle intemperanze nella nutrizione: genitori che danno solo ciò che il bambino vuole. A questo si aggiunga la totale libertà di accesso al frigorifero, per cui “lui” mangia (e beve), quando vuole quel che vuole. E si continui con i pasti in cui tv e cellulari la fanno da padrone, per finire con tutto il tempo libero dedicato ai videogiochi e al computer.

Anche talune difficoltà scolastiche nascono da cattiva educazione familiare e non c’è certo bisogno di dimostrarlo: un bambino che non ha imparato il rispetto delle regole di famiglia come può accettare le regole della scuola? Non solo, chi ha vissuto usando un linguaggio bamboleggiante, come potrà esprimersi correttamente a scuola?  Ma – ed è ancor peggio – se papà e mamma hanno sempre “intercettato” le richieste del figlio prima che le esprimesse, gli mancheranno indubbiamente le capacità di relazione con i compagni e con gli adulti (insegnanti, bidelli, assistenti, ecc.). Infine le indecisioni nel realizzare una vita autonoma con un partner che si ama, perché avendo vissuto rapporti effettivi squilibrati in famiglia, non possono nascere amori autentici con una persona dell’altro sesso, da qui la conseguente sindrome di Peter Pan che si può sintetizzare in questa frase: non voglio crescere, non voglio uscire di casa dove sto bene ed ho due servi (papà e mamma) a mia disposizione. Ma ci sono anche il disagio giovanile, le dipendenze e i comportamenti a rischio. E qui non si tratta tanto di agire sui figli ma su noi stessi, proprio per preservare loro da quei rischi che ci fanno – e giustamente – tanta paura. Perché se io, papà o mamma, penso:

– che Dio, sì…, forse c’è qualcosa, ma io sono con i piedi ben piantati in terra (materialismo); che la vita è uno schifo, stiamo male, va tutto male (disperazione); che l’amore vero è cosa da romanzi, tutto avviene se non per denaro almeno per interesse (sfiducia); che l’educazione andava meglio una volta, quando due calci nel sedere risolvevano tutto (rimpianti), semino disagio;

– che è meglio il vizio del fumo piuttosto che altri; che l’alcool io lo reggo benissimo; che le droghe leggere non hanno mai ucciso nessuno, incentivo le dipendenze;

– che tutti siamo stati giovani e qualche asinata l’abbiamo pur combinata, giustifico bravate, atti vandalici, bullismo, furti, guida pericolosa… se penso questo (e tanto altro) sono un “modello” pedagogicamente negativo e non proteggo mio figlio dai pericoli del mondo.

Applico, invece, la pedagogia positiva se sono un genitore autorevole e consapevole del mio ruolo: lo esercito e non lo delego; un papà/mamma semplice, serio, sereno e allegro, che non si agita, ma agisce; un uomo/donna che manifesta e trasmette, senza paura, le sue idee e ragioni, i suoi valori, la sua fede, perché è sicuro di ciò in cui crede. Un genitore sicuro di sé, che ama la vita, stimola al bene; un genitore, insomma, protagonista nella famiglia e nell’educazione dei figli. Un genitore che dice sì e che dice anche no, consapevole che i sì aiutano a crescere e a sperimentare il mondo come i no aiutano a evitare gli errori e a imparare che a tutti sono richieste delle rinunce. Questo genitore sa che i figli non sapranno mai dire di no a se stessi, se non l’hanno sentito dire dai genitori… E loro assimilano comportamenti buoni e – semplicemente guardando papà e mamma – imparano a tenersi lontani dai comportamenti a rischio che provocano tanti danni nei nostri giovani.