Giochi e giocattoli

 

Ma i bambini giocano ancora?

Io credo che tutti se ne siano accorti. Nelle case, come nelle strade e nelle piazze il gioco sta scomparendo.  Non ci sono più i gruppi di bambini che giocano a nascondino, spariti quelli che giocavano a “tocco” o a “rialzo”, a “strega comanda colore”, e via dicendo. Il gioco delle biglie, così accuratamente studiato da Jean Piaget, non si pratica assolutamente più.  È vero, so­no scomparsi forse i bambini dato il tasso di natalità che pone l’Italia all’ultimo posto nel mondo, ma è indubbiamente vero che sempre meno bambini giocano con altri bambini.

 

Se sono spariti i giochi che cos’è rimasto?

Sono apparsi, in compenso, una quantità enorme di giocattoli. Abbiamo riempito le nostre case di quelle cose che impropriamente chiamiamo giochi, ma che altro non sono se non giocattoli, imposti da un’accorta, martellante pubblicità. Certo i giocattoli tengono quieti i bambini, li fanno stare in casa, invece, se giocano con i loro amici ci sono sempre problemi: Come si fa a lasciar giocare a nascondino i bambini in casa? E quelli di sotto? E la cera sul pavimento? E il tappeto della sala? E le tende nuove? Come lasciarli giocare a calcio in cortile? I cortili, poi, dove sono?

La conclusione è che appare meglio, molto meglio comprare quel bel gioco di cui si parla tanto bene alla televisione e farli giocare da soli. Nessuno si sporca, nessuno gri­da, nessuno corre per la casa, nessuno litiga.

 

È importante il gioco nell’infanzia?

II gioco è per il bambino un modo fondamentale per manifestarsi, per rapportarsi con la realtà circostante, per provare se stesso con il mondo. Vorrei dire che il gioco è per il bambino quel che il lavoro è per l’adulto, spogliato il lavoro di quel carattere di obbligatorietà che troppo spesso lo accompagna. Il gioco nel mondo infantile è puro diletto. Si gioca perché piace, infatti i bambini non giocano mai per interesse come gli adulti.

I bambini però giocano sia da soli sia con altri. Sono due modalità diverse di interagire, la prima consente di rapportarsi al mondo fisico, la seconda consente di rapportarsi al mondo sociale. In altre parole giocando da soli ci si allena a vivere nell’ambiente, giocando con altri ci si allena anche a vivere nella società degli uomini che pure è collocata in un ambiente. Ne viene di conseguenza che il giocattolo con il quale si gioca prevalentemente da soli può essere un mezzo per rapportarsi al mondo fenomenico, ma non con il mondo sociale. Se il giocattolo consente il primo contatto, raramente favorisce il secondo che è terri­bilmente importante per la socializzazione. Mettiamoci bene in testa una cosa: il nostro bambino non è destinato a vivere da solo ma vivrà con gli altri, pertanto la sua evoluzione sociale è fondante della futura sicurezza ed anche della sua felicità.

 

I giochi, dunque, sono più validi dei giocattoli?

Sembra facile a questo punto affermare che, educativamente parlando, i giochi sono più importanti dei giocattoli e che i bambini per diventare adulti hanno più bisogno giochi che di giocattoli. I genitori però comprano tanti giocattoli perché sono loro stessi vittime della pubblicità. I costruttori sanno benis­simo che non devono convincere i bambini, bensì gli adulti perché sono questi ul­timi che comprano. Soprattutto convincerli che un giocattolo più è costoso più dimostra affetto.

Infine andando su motivazioni più profonde è necessario non tacere che con le scuse più varie stiamo chiudendo i nostri bambini in quella gabbia pulitissima e sempre splendente che è l’appartamento, ma ab­biamo un po’ di sensi di colpa e allo­ra li riempiamo di giocattoli, come a dire: Sei in prigione, ma hai tanti giochi, hai anche la tv, la play-station, il computer, così io son sicuro che non ti sporchi, che non prendi malattie, che non combini guai e tu sei contento.

Ma i bambini sono contenti? I genitori sono soddisfatti della gioia che i bambini manifestano quando ricevono un giocattolo. Ma è proprio felicità? A me pare eccitazione. Allora il giocattolo è “un eccitante” che verrà presto abbandonato per pretenderne un altro ancora più emozionante e così via. Fino a quando?

 

Quale la conclusione per chi voglia essere attento a questi problemi?

La conclusione è semplice. Pochissimi giocattoli e tantissimi giochi, riscoprendo quelli che si praticavano una volta, come la palla, il football, il nascondino, ecc.

 

Indubbiamente è bene che i genitori giochino con i loro bambini…

Indubbiamente. Se il papà o la mamma giocano con i loro bambini, questi presto si stancano dei giocattoli e inventano giochi. Il gioco del cavallo, del treno, dell’altalena, della corsa, del nano, delle canzoni o delle parole, ecc.

Mi piace citare il caso della signora Nikki che invitando il suo piccolo a giocare con i tanti doni che aveva ricevuto per Natale, si sentì dire: Papà era il mio giocattolo preferito. Purtroppo però suo marito era da poco partito per la guerra in Iraq. Ma non si perse d’animo, costruì un bambolotto tale e quale papà, in divisa d’ordinanza. Ovviamente ne vollero uno anche i bimbi della sua vicina Tricia, e anche tante altre mamme con il marito al lontano. Oggi le daddy dolls, altrimenti chiamate bambole di papà si vendono e si comprano in internet.

I nostri bambini che hanno il loro papà vicino non siano privati del loro giocattolo preferito.

 

Ma tutto questo discorso vale anche a scuola?

Vale anche a scuola. Soprattutto negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia e primaria. Ovviamente al nido il gioco è il sottofondo di ogni attività, ma anche la scuola dell’infanzia è stata definita più volte scuola ludocentrica, cioè scuola fondata sul gioco. Ma noi tendiamo, anche lì a impedire il gioco, per le stesse ragioni per le quali i genitori non lo permettono a casa. Nella scuola occorre pertanto dare spazio al gioco, non avendo preoccupazioni se i bambini torneranno a casa sporchi, sudati, magari con il grembiulino strappato o con le scarpe piene di sabbia o sassi.

Raccomando pertanto alle maestre di riscoprire i giochi tradizionali, i giochi con tanti bambini e pochissimo materiale, la sabbia dell’apposita buca, la ter­ra del giardino o dell’orticello della scuola, eccetera. Raccomando alle insegnanti di dire ai genitori che i giochi sono assolutamente necessari per una buona educazione e socializzazione del bambino. Certo la scuola, assumerà piccoli accorgimenti che riducano al minimo le controindicazioni. Vestirà adeguatamente gli alunni quando usano le tempere a dito, quando incollano, quando fanno giochi in cui è facile imbrattarsi. Farà cambiare ogni anno la sabbia della sabbiera, esigerà che il cortile sia perfettamente sgombro da qualsiasi oggetto che possa creare pericolo, controllerà che animali non possano entrare nel parco, nel giardino o nell’orto del­la scuola. Farà tutto il possibile, ma in nessun caso bandirà il gio­co dall’attività educativa con la scusa che i bambini litigano, si spor­cano.