L’intelligenza

Che cosa determina l’intelligenza del bambino?  L’ereditarietà o l’ambiente? Antichissima discussione che però trova facile soluzione nella frase: «Ambedue concorrono allo sviluppo del bambino; quanto avviene nella vita, si innesta su ciò che è ereditato e così a poco a poco trasforma una “persona” (perché già il bimbo appena concepito è persona = essere umano unico e irrepetibile portatore di valori non conculcabili) in “personalità” (= uomo con sue precise idee, capacità di scegliere, cultura e socialità, ecc.)[1]». Per cui è vero che un bambino posto in un ambiente ricco di stimoli ha più possibilità di sviluppare la sua intelligenza di chi nasca e viva in uno povero, non solo dal punto di vista del benessere familiare, ma anche per ciò che riguarda il “patrimonio immateriale” che è dato dalla cultura del contesto sociale.

E non si pensi solo all’intelligenza, tutto lo sviluppo (fisico, psichico, sociale, affettivo, emotivo, morale, ecc.) è condizionato da ciò che il piccolo vive e agisce. Dunque noi possiamo aiutare nostro figlio ad essere intelligente e non servono lauree, ma normali capacità educative che lo stimolino a una crescita armonica seguendo le regole della pedagogia positiva. Ne riassumo alcune:

  • lasciamo parlare lui, instaurando sempre un colloquio gratificante per tutti e due;
  • evitiamo gli ordini e, per ogni cosa che chiediamo, cercando di fargli capire perché la chiediamo;
  • cogliamo tutti i momenti oportuni per entusiasmarlo proponendogli esperienze positive, concrete,   quindi portiamolo sul posto e viviamo con lui ciò di cui si parla;
  • rendiamolo partecipe fin da piccolo dei significati affettivi, culturali e simbolici di certi oggetti, fenomeni, manifestazioni;
  • assicuriamolo che è capace di superare le avversità, gli ostacoli, i piccoli problemi che sono quelli che rendono “interessante” la vita;
  • partecipiamo attivamente alla sua educazione anche quando è affidato ad altri;
  • – infine (ma non certo per importanza) stimoliamolo sempre verso il bene, in lui c’è moltissimo di positivo, perché è fatto a immagine e somiglianza di Dio. Ogni aspetto positivo, una volta illuminato da noi educatori, costituisce una tessera di quel meraviglioso puzzle che è la vita buona, bella, ricca di un uomo intelligente. A proposito di puzzle … si dice che sussidi, giochi logici, giocattoli “educativi” consentono di sviluppare l’intelligenza … Certo possono aiutare quella logico-matematica; ma non di sola logica essa vive, pensiamo agli affetti, alle emozioni, all’immaginazione, al linguaggio, alla mimica, alle abilità pratiche e manuali, alla musica, ecc. Se prendiamo come intelligenza la capacità di intus legere = leggere dentro (questo è il significato etimologico della parola) comprendiamo come intelligente non sia la persona che ha una mente matematica e procede per rigide regole o per formule scientifiche; ma chi oltre a questo sa “capire il perché” delle cose e degli eventi, sa agire in libertà e intenzionalmente, sa “pensare”, sa trasmettere ciò che vuole comunicare, ha una sua visione dell’uomo, del mondo, della storia, dell’aldiquà e dell’aldilà, ecc., capacità queste che sono solo dell’uomo maturo.

[1] Si veda anche l’articolo intitolato: Educatori non si nasce.