Arriva una sorellina (b)

 

Anna, la sorellina di Nicola, è nata e tra pochi giorni verrà a casa. Come preparare il primogenito?

Quasi sempre – come dicevamo il mese scorso – le cose avvengono normalmente senza problemi, soprattutto se si sono adottati alcuni accorgimenti già prima che la piccola lasci l’ospedale. Ad esempio: la mamma avrà telefonato spesso al figlio tenendolo informato; lui sarà andato a salutarla e a vedere la sorellina (se ciò non è possibile le vedrà in un bel filmato che il papà avrà girato con il telefonino); sempre il papà riprenderà l’album delle fotografie e lo sfoglierà insieme con il figlio, raccontando della “sua” nascita, delle cure di cui ha avuto bisogno, del Battesimo, ecc.; lo coinvolgerà nelle attività in casa; lo andrà a prendere a scuola; uscirà spesso con lui; lo porterà almeno una volta a vedere dove lavora.  L’arrivo a casa, infine, sarà un “evento” cui parteciperà tutta la famiglia! Da qui in poi, facciamo il possibile per mantenere le abitudini che avevamo prima, perché la gelosia talora si manifesta se vengono meno le attenzioni nei riguardi del maggiore o dimenticati alcuni “rituali” ormai consolidati, come le coccole sul divano, i giochi con la mamma o il papà, la favola della buona notte e il bacio prima di dormire … La gelosia è una reazione naturale e può manifestarsi anche con regressioni come succhiare il pollice, fare la pipì a letto, ecc. Per superala velocemente: non aumentiamo i divieti per Nicola, lui sa che cosa deve fare (e se non lo sa insegniamoglielo); permettiamogli di partecipare alle cure della sorella (può tenerle la manina, metterle le babbucce, parlarle, ecc.); indirizziamo parenti e amici in visita, a prestare attenzione prima a lui, poi a lei (e noi medesimi durante la visita ci interesseremo molto a lui, quasi noncuranti della sua sorellina); facciamo in modo che i regali per la neonata … siamo due, uno per il grande e uno per la piccola (a lei una cosa “utile”, a lui una cosa divertente); in occasione del Battesimo sia anche lui “il festeggiato” (perché “è diventato grande”); se – infine – un bacio di Nicola ad Anna si trasformasse in un morso o una carezza in un pizzicotto, non diciamogli che è cattivo (non si tratta infatti di cattiveria o malvagità, sta solo cercando di vivere in una situazione nuova, non facilmente gestibile), ma che il suo comportamento non va bene e come tale lo deve evitare; e quando ci dicesse: “Quella lì piange sempre… riportala all’ospedale”, rispondiamo: “Sì è vero piange, ma non la riporteremo indietro perché è nostra figlia e tua sorella e noi – anche tu – la amiamo tanto.  Però oggi ci ha proprio stancato e quindi ci prendiamo tre belle orette per noi. Lei starà con la nonna (o con il babbo) e noi due, io e te, andremo a divertirci… al parco giochi e ci prenderemo un gelatone gigantesco!”. E se in quell’occasione (o in un’altra) ci sarà la domanda: “Come è uscita la sorellina dalla pancia della mamma”, risponderemo con le parole che buon senso, intelligenza e fiducia ci suggeriranno; ancora una volta, senza temere, di non esserne capaci.