Una torta per papà

  

Mamma, facciamo la torta per il compleanno del papà? Dice la bambina (6 anni appena compiuti) che risponderà la mamma?

La scelta dipende da quello che lei ritiene giusto o sbagliato, da quello che lei pensa, dalle idee e dai pregiudizi che ha, da ciò che lei ritiene “buono” per l’educazione della sua bambina. Insomma anche quando si fa una torta in casa, entra in ballo la “pedagogia” ovviamente “o positiva o negativa”.

 

Se la mamma seguirà quest’ultima che cosa dirà?

Dirà: No, no; per carità… che mi sporchi tutta la cucina.

Dirà: No, no; che ti impiastreresti tutta e poi dovrei di nuovo farti il bagno.

Dirà: Tu? Che non sei capace di far niente, non puoi preparare una torta; vai, vai pure a guardare la tivù che la torta la compreremo all’ipermercato.

Dirà… aggiungete voi che ormai siete esperti nel conoscere (e quindi evitare) le scelte di pedagogia negativa.

 

Se invece si tratta di una mamma attenta alle esigenze educative della figlia?

Accoglierà l’occasione per stare con lei, per agire insieme, per valorizzarla e consentirle di ottenere un successo (elevando quindi la sua autostima), per aiutarla a manifestare con qualcosa di suo l’amore per il papà.

 

Un’occasione propizia da non perdere, dunque…

Da non perdere e ciò vale anche per i maschietti ai quali non è vietato fare le torte; ma se non vogliono dedicarsi alla cucina, possono sempre riparare (con papà) la bicicletta, verniciare la cuccia del cane, costruire una gabbietta per Titti, ecc., ecc.

Tornando al cibo lo abbiamo trasformato in una mera questione di soldi: si compra, si vende, chi è ricco compra il meglio; non è più in una questione d’amore: la mamma che prepara leccornie per i suoi, la figlia che fa la torta, il babbo che cuoce il pollo alla griglia, l’innamorata che accoglie il fidanzato per una cenetta intima. Far da mangiare è esercizio di affetti e farlo con i figli è un’occasione educativa ad alto potenziale “preventivo”, (se le nostre ragazze imparassero a cucinare da bambine, forse avremmo meno casi di disturbi alimentari in età successive, chissà?). Spadellare con i bambini è un’occasione per stabilire insieme con loro un contatto sano e piacevole con il cibo, imparare a distinguere gli ingredienti, toccandoli, tagliandoli, tritandoli, impastandoli è stabilire conoscenza e amore per quello che mangeremo; ma può esser anche un’occasione per giocare un po’ insieme.

 

Giocare in cucina con i cibi?

Certo! Ogni azione si può trasformate in un gioco: insegniamo ai bambini a riconoscere gli alimenti toccandoli, facendoli loro assaggiare, ecc. Cambiamo i ruoli e facciamoci imboccare con gli occhi bendati… indoviniamo che cibo stiamo gustando. Il nostro bambino che ci imbocca, noi che sbagliamo clamorosamente… questo è un gioco divertentissimo che crea complicità, simpatia, affetti.

Preparare una macedonia, scegliere insieme la frutta, lavarla, tagliuzzarla, mischiarla in vari colori: il rosso delle ciliegie, il giallo della pesca, il bianco della pera, il verde del kiwi; inventare un’insalatona ricchissima di componenti appetitosi; che c’è di più bello? Fare il gelato in casa con i bambini si può e – a parte il fatto della genuinità e del gusto mille volte superiori a quello acquistato – è sicuramente un atto educativo assolutamente valido.

Io ho sempre amato molto preparare la pasta per gli gnocchi o i ravioli, perché potevo affondare le mani nell’impasto, muoverlo, strizzarlo tra le dita; poi mamma Teresa me ne lasciava un po’ (poco) e così potevo farne dei pupazzetti, dei cavallini, dei giocattoli insomma, secondo la mia creatività.

 

Ma si possono anche inventare ricette nuove, seguendo le proposte dei nostri piccoli?

Qui il rischio di fallimento è più consistente, ma non abbiamo forse detto, più volte che i bambini devono anche essere educati a perdere, a fallire, all’insuccesso… qualche volta; quale occasione migliore di questa…

 

Anche i bambini piccoli, piccoli?

Anche loro certo con ingredienti e strumenti adatti, sempre di colori e sapori vari; per esempio mescolando panna e cioccolato.

 

Ma i pericoli? In cucina ci sono coltelli, piastre elettriche, gas, frullatori, come la mettiamo?

Certo si rischia qualcosa, ma non è lasciandoli fuori che insegneremo ai figli a evitare i pericoli della cucina, sarà semmai accostandoli gradualmente e prudentemente agli attrezzi che impareranno le basilari regole di cautela nel loro uso. Se lavoriamo con bambini piccoli, è ovvio, usiamo forbici con le punte arrotondate, escludiamo i coltelli, usiamo frullini manuali, mettiamo le pentole sul bruciatore più lontano, creiamo un piano di lavoro spazioso lontano dal forno e scevro da pericoli; soprattutto procediamo con calma, un passaggio alla volta, “insegnando” i modi corretti di operare con strumenti che male impiegati potrebbero causare danni. Indubbiamente sono cose da fare quando non si ha fretta, ma solo con serenità e senza spazientirsi, incoraggiando verso il risultato positivo. Questo è tempo indubbiamente speso bene; sono momenti preziosi per l’educazione.

 

In cucina dunque, colori, odori, sapori, esperienze tattili, visive, olfattive, gustosi risultati… e intima complicità con il genitore… che si può chiedere di più?

Nulla, è un’esperienza che coniuga mente, corpo, emozioni, divertimento, prevenzione e che finirà con una gustosissima torta per papà, per la sua festa; un dolce che dimostri quanto gli vogliamo bene; perché la torta… tutti sono capaci di comprarla, ma solo chi ama di più, la prepara con le sue mani.

 

Far da mangiare a scuola non va bene?

    Va bene, va bene, soprattutto laddove c’è la mensa scolastica, magari con due/tre bambini alla volta, ma le esperienze sono pochissime.