Sua figlia fuma

 

“Sua figlia fuma, l’ho vista io… ma mi raccomando non le dica niente e soprattutto non faccia il mio nome”. Così ha detto la prof. di lettere ad una mamma nel colloquio di fine anno. Una situazione abbastanza frequente, che scatena nel genitore un grande problema: “Glielo dico? Quando? Come? Che debbo fare? Non posso non fare nulla!

Spontaneamente la mamma – arrivata a casa – chiederà alla figlia: “Ma tu fumi a scuola?”, che non è la strada migliore, perché la figlia risponderà di no, magari dicendo una bugia. Forse è più opportuno aumentare i momenti in cui mamma e figlia possono dialogare serenamente. Allora la mamma potrà introdurre il discorso “tabacco” ed avrà modo di ricordare che il fumo è la prima causa di morte evitabile. Dirà la mamma che non è vero che tutti fumano e che c’è un foltissimo numero di ragazzi intelligenti e capaci, belli e puliti (e lei lo è) che scelgono di non fumare. Può anche sottolineare che in famiglia nessuno fuma (se qualcuno fuma è indispensabile che smetta subito) e che non ammetterà mai le sigarette in casa sua.

Un parlare sereno, ma chiaro. La mamma poi inizierà un periodo di sano controllo, che, senza stare col fiato sul collo della figlia, le permetta di verificare il suo comportamento. Se non emerge nulla è bene avere fiducia. Se invece risultasse che effettivamente la figlia fuma (ad esempio perché è tornata con un evidente odore di fumo addosso, perché ha trovato il pacchetto delle sigarette in camera della figlia o perché l’ha vista di persona, ecc.) la mamma parlerà immediatamente, dicendo chiaramente come stanno le cose. Noi genitori questo possiamo fare: parlare, dialogare, aiutare… Ma anche porre limiti e regole. Perciò il discorso su questo argomento non potrà che terminare con la chiara indicazione che mai e poi mai noi (papà e mamma) saremo d’accordo sul fatto che lei fumi; mai e poi mai tollereremo sigarette ed accendini in tasca; mai e poi mai permetteremo che in casa entri un killer che uccide in Italia 75.000 persone all’anno. Sembra autoritarismo, ma è proprio quando è minacciata la salute (in questo caso fisica, ma anche morale o psichica) che è nostro dovere esercitare il compito educativo che prevede anche regole di vita familiare non discutibili. Questo comportamento genitoriale può portare al risultato auspicato; ma anche se così non fosse, impedirà che lei fumi liberamente con il nostro tacito consenso; non solo, ma se saremo fermi nei nostri propositi, lei non fumerà mai in casa e questo è cosa di non poco conto.