Libertà e fiducia. Sì, ma…

 

I nostri figli spesso si lamentano perché non hanno la libertà e la fiducia alle quali, dicono, avrebbero diritto. Ci accusano di essere troppo rigidi e di limitarli in cose e comportamenti che gli altri genitori (tutti gli altri!) concedono.

Noi, dal canto nostro, sappiamo a quanti e quali rischi vanno incontro quando sono fuori casa; ma facciamo fatica a dir loro che siamo molto preoccupati e che perciò tendiamo a limitare il più possibile i loro spazi di azione fuori dal nostro controllo.

La prima cosa da notare è proprio questa: perché non dovremmo renderli consapevoli del fatto che la loro sicurezza fisica e morale ci sta molto a cuore e che non possiamo permettere che si comportino in modo non consono alla prudenza e alla volontà di non cacciarsi nei guai? Facciamolo e motiviamo le nostre cautele. Ci sentiranno “vicini” anche quando sono lontani.

Detto questo è opportuno continuare sottolineando che essere liberi non significa agire a proprio piacimento, andare e venire come si vuole e tornare quando capita; significa dar prova di maturità nel saper scegliere tra più possibilità la migliore in rapporto ai valori che indirizzano la propria vita. Se così è, il genitore davanti ad ogni richiesta di indipendenza dei figli dovrebbe dire tutti i “sì” possibili (non escludendo i “no” chiari, fermi e definitivi, quando è necessario) contemporaneamente indicando le condizioni che la rendono praticabile. Il discorso è semplicemente questo: “Se sarai capace di comportarti bene, rispettando le regole, avrai margini di autonomia sempre più ampi. E sappi, ma già lo sai, che è mio dovere esercitare il giusto controllo”.

Niente discussioni, dunque; nessun confronto aggressivo tra genitore e figlio, ma soltanto la risposta su una che proposta che, se appena appena è possibile, viene accolta aggiungendo però i limiti entro i quali sarà attuata.

Chiarito questo, accompagnare un figlio verso l’autonomia non è poi così difficile. Il genitore deve renderlo responsabile delle sue scelte con costanza e determinazione, dando libertà d’azione laddove lui dimostri di saperla ben usare, limitando la medesima quando lui non sia in grado di gestirla. Una sana disciplina, dunque, che è al servizio dell’educando perché insegna quelle che sono le vie migliori per lui. Ciò che ricorderà, da adulto, saranno le molteplici esperienze positive che avrà vissuto entro norme sicure e rassicuranti, sotto la guida di educatori equilibrati, coerenti ed assolutamente pacifici.